"Più che il blu è il rosa, come il romanzetto che fa da contorno, il colore dominante di LE GRAND BLEU.Il blu è quello del mare (basterà per attirare gli appassionati d'immersioni e tintarella? - scrivevamo da Cannes due anni fa quando usci il film: la risposta è si, il film ha avuto in seguito un grandissimo successo di pubblico) e, soprattutto, quello degli abissi.
Perdersi nell'elemento liquido (placentario, c'insegnano) come fanno i due protagonisti Mayol e Maiorca nelle loro sfide in profondità, capovolgere la lunga linea dell'orizzonte facendo così dell'anormale la normalità, respirare coi delfini. Sogno di ogni individuo (diciamo di molti; altri preferiscono le ferie in montagna).
Imperioso invito al metafisico: persino Spielberg, per citare qualcuno che come Besson impara l'arte senza rinunciare a mettere da parte, filmava il suo squalo su una superficie marina tirata liscia come uno specchio. Nel quale ognuno, se gli pareva, aveva campo d'interrogare le proprie inquietudini.
Qui invece, con il concorso del ticinese Carlo Varini che offre una splendida fotografia, si panoramica dalle Cicladi al Perù, dalla Costa Azzurra a New York. Per finire alla Bahamas, alle Maldive, al Mare del Nord, alle Isole Vergini e finalmente in Sicilia.
Non era meglio rimanere a Milano Marittima? Con meno problemi di fuso, e maggior agio di mente.
Ma per un tecnico come l'autore di SUBWAY, più vicino alla fisicità degli oggetti o dei colori che alle risonanze dell'inconscio, l'abisso rimane un concetto esclusivamente estetico-sportivo: oggetto d'indubbiamente tremende, ma certamente non altrettanto infernali discese."